Piano di Ripresa e Resilienza per il Recovery Fund: ci sono Montagna, Aree interne, efficientamento energetico e rivitalizzazione dei borghi

Ci sono l’attuazione della Strategia Nazionale delle Aree Interne, la “Rigenerazione e riqualificazione dei contesti urbani, borghi ed aree interne e montane, piccole isole, anche con interventi nel settore culturale”. Nelle linee guida del “Piano nazionale di ripresa e resistenza”, per definire come usare le risorse del Recovery Fundci sono le proposte Uncem accolte e varate nel documento esaminato stamani dalla Conferenza interministeriale per gli Affari europei. Oltre a borghi e montagna, ci sono il “completamento della rete nazionale di telecomunicazione in fibra ottica“, la “Digitalizzazione ed innovazione della PA, sviluppo delle infrastrutture e servizi digitali del Paese (datacenter e cloud)”, Interventi per lo sviluppo delle reti 5G”, “Interventi per una digitalizzazione inclusiva contro il digital divide”. Ancora, “Protezione ambiente e mitigazione rischi idrogeologici e sismici” oltre a “Miglioramento efficienza energetica e antisismica degli edifici pubblici, privati e degli stabilimenti produttivi”. “Tutti temi – evidenzia Marco Bussone – che avevamo posto al Governo e al Parlamento nel corso degli Stati generali della Montagna e non solo. Temi sui quali lavora Fondazione Montagne Italia. Ringrazio i Ministri Amendola, Pisano e Boccia per il lavoro fatto fin qui, primo atto. Positivo. Ora le linee guida andranno all’esame del Parlamento e proseguiamo nel Comitato tecnico della CIAE il lavoro tecnico-operativo sulle operazioni da portare sui territori per spendere le risorse bene del Recovery Fund, 209 miliardi di euro, generando sviluppo, coesione, inclusione. Si sancisce in questo primo documento un punto politico-istituzionale importantissimo per noi, e cioé il contrasto alle sperequazioni territoriali che non sono solo nord-sud ma anche aree montane-aree urbane. Serve un patto nuovo che dobbiamo costruire. Anche definendo i Livelli essenziali delle Prestazioni, LEP, attesi da vent’anni e previsti nel Piano”.

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