Rapporto Montagne Italia: Alpi e Appennino anticipano il cambiamento del Paese

PRESENTATA ALLA CAMERA DEI DEPUTATI LA “FOTOGRAFIA” DELLE MONTAGNE.

Borghi: “Inclusione, coesione, sostenibilità per vincere la crisi”

La montagna torna a parlare al Paese. Lo fa attraverso i numeri e le carte del Rapporto Montagne Italia 2016, presentato oggi a Roma alla Camera dei Deputati, che illustrano le dinamiche socio economiche che l’attraversano e sottolineano la esigenza del plurale quando si parla di terre alte. Il 54% del Paese è infatti montano. Alpi e Appennini non sono luoghi marginali, ma sono tornati al centro del sistema produttivo, sociale ed economico, anticipando cambiamenti sociali e culturali, rispondendo prima e in modo diverso dalle città alla crisi. Numeri, carte, date, buone pratiche nel Rapporto 2016, realizzato dalla Fondazione Montagne Italia nata dall’intesa tra Uncem e Federbim. Una fotografia annuale – siamo alla seconda edizione – a dieci anni dagli ultimi Rapporti sulla montagna, prima della crisi economica e dei grandi cambiamenti istituzionali che stanno toccando il Paese.

I dati del Rapporto confermano il ruolo di straordinario laboratorio che le montagne rappresentano per il Paese – afferma l’on. Enrico Borghi, Presidente dell’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della Montagna e Presidente Uncem – La montagna è dal punto di vista demografico quello che il Paese sarà tra dieci anni. È il luogo in cui si sperimenta un modello di sviluppo della green economy, ha caratteristiche che fanno sì che si possa costruire un modello sociale di coesione. Il Governo oggi ha dato risposte in termini di risorse e di legislazione specifiche. Dobbiamo dunque costruire politiche che si basino su dati reali e non su sensazioni o addirittura su polemiche sensazionalistiche”.

L’evento alla Camera è stato l’occasione per analizzare lo stato dell’arte della politica per le aree montane. È stato il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Enrico Costa a evidenziare che nel Documento di programmazione economico-finanziaria del Paese vi sia una rinnovata attenzione per la montagna. “Non più finanziamenti a pioggia, non più ‘non scelte’ politiche – ha detto il Ministro – Favoriamo e agevoliamo chi ha iniziative, individuiamo linee strategiche su cui investire. Lo dice chiaramente il Def. Sul fondo di sviluppo e coesione serve un percorso tempestivo e vogliamo che un capitolo di questi fondi sia riservato per la montagna. Va reso organico. La dignità di uno spazio politico legato alle esigenze della montagna deve essere tenuto in considerazione“. Costa ha anche ribadito la necessità di intervenire sul sistema di governance viste la grande frammentazione istituzionale, dei Comuni e delle Unioni montane, nelle diverse regioni italiane.

Con il Ministro Costa sono intervenuti il Viceministro delle Politiche agricole e forestali Andrea Olivero, il Sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba, l’on. Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati. Da Olivero l’impegno da dare efficacia sui territori a quanto previsto nel Collegato agricolo che rilancia una politica forestale per ridare funzioni economiche e ambientali a 10 milioni di ettari di bosco, in Italia in continua crescita, nonché a puntare sull’agricoltura sociale e sulle produzioni ad alta qualità che hanno nelle Terre Alte picchi di eccellenza. Da Bobba, le spinte a lavorare, nei Comuni e nelle Unioni montane, sui temi lanciati dalla riforma del terzo settore, vista la fortissima presenza di associazioni e impegno comunitario nelle aree montane. Le comunità – emerge dal Rapporto – sono l’emblema della nuova montagna italiana. Attorno alla comunità si costruiscono coesione e democrazia.

Due le tavole rotonde. Nella prima, che ha guidato i duecento presenti nell’Auletta dei gruppi della Camera tra i numeri e le schede del Rapporto Montagne Italia, sono intervenuti per la Fondazione Montagne Italia il Direttore Luca Lo Bianco e i due principali autori Giampiero Lupatelli (Caire) e Fabio Piacenti (Eures). Nella seconda, le esperienze delle imprese con gli interventi Sonia Cantoni (Fondazione Cariplo), Massimo Bruno (Enel), Giovanni Teneggi (Confcooperative). Le imprese sono al centro di quasi 200 pagine di Rapporto Montagne Italia, grazie all’indagine campionaria che ha mostrato la straordinaria innovazione dei distretti e delle filiere montane, nelle Alpi e negli Appennini.

Il Rapporto Montagne Italia in sintesi

Come emerge dai numeri del Rapporto 2016, in montagna assistiamo a due flussi di “ristrutturazione demografica” che verosimilmente si diffonderanno a breve sul territorio nazionale. In primo luogo un tendenziale invecchiamento della popolazione, fattore che può rappresentare anche una straordinaria risorsa se consideriamo la potenzialità di un segmento demografico che esce dal mercato del lavoro ma che ha di fronte a sè una prospettiva di vita ancora lunga. In secondo luogo, la progressiva presenza di immigrati che si stanno sostituendo, anche nei cicli produttivi di rilevante importanza, alla manodopera locale che manca ma che necessitano di gestione nei flussi e non di occasionalità.

A questi due aspetti si lega il tema della sostenibilità, che porta con sé la capacità di una comunità di fare delle scelte in rapporto alle proprie specificità. Viene introdotta a livello sistemico nazionale un’esperienza interessante come la oil free zone nata nel Vanoi Primiero. La possibilità cioè di immaginare che le vallate montane siano anticipatrici di un percorso di progressiva emancipazione dal basso della logica che passa dal fossile alle energie rinnovabili. Le montagne italiane, insomma, sono uno straordinario laboratorio a cielo aperto di cosa potrà essere l’Italia tra dieci anni, perché lo sviluppo o sarà Green o non sarà, e sarà Green solo passando per l’impiego corretto delle risorse naturali montane e la riscrittura con le comunità locali del patto per il loro utilizzo ed impiego.

Un percorso che trova nella delega data al Governo per l’introduzione del pagamento di servizi ecosistemici ambientali il suo completamento. In base a questa norma, infatti, il Governo dovrà emanare un decreto che stabilisca il valore ecologico ambientale ecosistemico dell’utilizzo dei beni collettivi. Significa che acqua, aria, suolo, stoccaggio della CO2, valore ecosistemico del bosco diventano improvvisamente risorse quantificabili il valore del quale che deve essere reimpiegato per la tutela, la salvaguardia e la riproduzione del bene e che inevitabilmente porta con sé il tema della riorganizzazione della governance.

Altro settore nevralgico che emerge anche dai numeri del Rapporto è quello agricolo. Si è ottenuto un importante riconoscimento, quello della specificità dell’agricoltura di montagna nel quadro della nuova politica agricola montana, e lo stanziamento di risorse importanti per il periodo di programmazione 2014-2020, ma vi è la necessità di finalizzare su questi aspetti le risorse che ci sono e le capacità di far fruttare investimenti e di creare infrastrutture adeguate, dando spazio ai giovani ritornanti ed eliminando sacche di burocrazia che ancora rendono troppo paludate le procedure di impiego dei fondi europei per la montagna e le aree rurali.

Il Rapporto Montagne Italia 2016 vuole essere lo strumento, la mappa da cui partire per orientare le politiche pubbliche, l’utilizzo delle risorse europee, l’assetto istituzionale dei prossimi anni, legandosi anche all’esperienza in atto della Strategia Nazionale per le Aree Interne varata da Governo, Parlamento e Regioni.

 

 

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