Fondazione Montagne Italia: Rapporto lavoro stranieri Caire
Le tabelle per regioni prodotte ci danno distinti i valori delle Regioni singolarmente e in totale e nella parte montana (delimitazione UNCEM) per ciascuna.
Le percentuali ci dicono che in montagna quasi un quinto degli stranieri vive e lavora (e chiede la conferma di servizi, riforma una domanda “naturale” e genera impresa e produce manutenzione): percentuale non marginale di una popolazione che va conosciuta e opportunamente orientata.
La manutenzione ambientale è un serio problema a causa dell’abbandono, che il cambiamento climatico esalta: un ruolo in tal senso della migrazione nella cura dell’ambiente, agricolo e no, è auspicabile (vedi l’ini- ziativa del Parco della Valle del Pesio e del Marguareis).
In Italia la presenza degli stranieri media è l’8,25% con punte più alte in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Umbria, Toscana e Lazio. In montagna (con 6.23% di presenza media): le punte sono in Trentino, Emilia- Romagna, Toscana, Marche, Umbria, con una forte presenza femminile.
Localmente possiamo osservare diversi comuni che hanno percentuali di stranieri superiore al 15%. Le città di norma hanno carichi maggiori, ma in alcuni comuni minori, anche montani, notiamo dei picchi.
La carta della accessibilità della popolazione straniera al 2010 (con le differenze negli anni più recenti) apre questa prima ricognizione, e mostra una forte differenza di situazioni tra Nord e Sud ma non più tra città e campagna, con particolari addensamenti di presenze non solo padane.
Ulteriori elaborazioni su altri archivi ci potranno dare altre informazioni, come la popolazione anche per sesso e per età: ad esempio la natalità totale in montagna non raggiunge l’8%, ma tra gli stranieri supera il 14%.
E’ in corso di fatto un grande progetto di rigenerazione territoriale – estesa – che pone a chi ospita e a chi migra “nuovi limiti, nuovi orizzonti “ (Gabriele Righetto, Bottega del Possibile).